MASCI A TREGNAGO
Tregnago è stato il teatro di un’altra tappa del cammino MASCI della nostra zona. Una manciata di ore di un sabato pomeriggio: da qualche anno è diventata bella consuetudine. SABATO 7 DICEMBRE vigilia della seconda domenica di Avvento e della Solennità dell’Immacolata. Tanti gli spunti, i contenuti, gli obiettivi per incontrarci, come sempre: apertura dell’anno liturgico e del nuovo anno di pastorale, preparazione al Natale, riflessione sull’apertura del Giubileo. E, naturalmente, tutti gli aspetti legati all’approccio e alla conoscenza della realtà locale di questo paese, nello stile del Masci sempre inserito e partecipe alla realtà del suo territorio.
I contenuti, come detto, non mancano mai. C’è sempre un senso di abbondanza, anzi di sovrabbondanza riguardo a questo aspetto. Il tempo che si ha a disposizione è sempre troppo limitato. Sembra non bastare mai. Ci accorgiamo che possiamo solo fare un piccolo assaggio, aprire una finestra che ci possa permettere di dare uno sguardo furtivo alla realtà che ci sta di fronte e che ci ha preceduto. Tant’è: abbiamo appreso come vanno vissuti questi incontri, siamo già familiarizzati con il loro stile e la loro metodologia. Sappiamo già a cosa andiamo incontro quando vi partecipiamo. E sappiamo, per questo, che anche l’incontro di oggi, come tutti quelli che abbiamo vissuto finora, sarà in grado di riempirci di soddisfazione e gioia. Sentiamo che questi incontri sono sempre belli e riusciti, degni di essere ricordati nel tempo. Per il fatto di trovarci assieme e per il concentrato di stimoli che ci vengono offerti. Un concentrato che avrà bisogno di essere approfondito a livello di singole comunità e in altri successivi incontri.
Baso la mia riflessione sull’incontro di Tregnago su due blocchi grossolani, materiale un po’ grezzo che avrebbe bisogno di maggior sistemazione e ordine: un primo blocco storico/artistico/culturale e un altro blocco legato all’aspetto del Natale, alla nostra spiritualità di cristiani in cammino.
Primo blocco: artistico/culturale.
La brillante introduzione di Sara Lucchi ci ha permesso di entrare nel clima e nella storia dell’antica chiesa della Disciplina, a lato della chiesa parrocchiale. Abbiamo assaporato un po’ la fede vissuta dai nostri antenati, dai tempi del medioevo in poi. Tregnago era centro importante legato alla raccolta delle decime in nome dei grandi monasteri situati nella città di Verona, in particolare il monastero benedettino di Santa Maria in Organo. Fede, costumi, devozioni legate ad un tempo ormai scomparso, quando la Chiesa era una potenza feudale. Tempi che non rimpiangiamo di sicuro e che comunque è molto interessante poter conoscere. La conoscenza del passato, con i suoi limiti e le sue ricchezze, ci salva dall’appiattimento del presente. Ci aiuta a comprendere che tutta la realtà della nostra vita la realtà non si limita al piccolo orizzonte situato dinanzi al nostro sguardo ma ha radici in un tempo passato, complesso e nello stesso tempo fecondo. Con riconoscenza ci accostiamo ai resti di questo passato, pieni di gratitudine per il lavoro di conservazione e di preservazione che di essi è stato fatto. I resti – pitture o pietre – non sono semplicemente monumenti ma testimonianze vive di chi ci ha preceduto. Attraverso queste “testimonianze” possiamo accostarci, tra l’altro, a uomini e donne che nel passato sono stati portatori di luce. I santi degli affreschi e dei dipinti che ci sono stati presentati: San Martino, San Dionigi, Sant’Eurosia, Santa Caterina d’Alessandria … per restare in tema, i cercatori e i portatori di Luce che hanno permesso alla luce del Vangelo di giungere fino ai nostri giorni. Noi siamo quello che siamo oggi grazie alla fatica e alla testimonianza di tutti quelli che ci hanno preceduto.
Altro aspetto legato a questo tema: quante chiesette sperdute, in questa e altre valli, sono state salvate dall’oblio del tempo grazie alla sensibilità di gente che le ha sentite come proprie. San Dionigi è una delle tante presenti in questa valle. La Chiesa è del popolo, della gente, dei fedeli. E non solo in senso nostalgico, o semplicemente come pura salvaguardia di un bene archeologico. Questo sentire la chiesa come “propria” (casa propria, casa di tutti …) è un bellissimo aggancio a come si può vivere la fede in questi nostri tempi consumistici e iper individualisti, in cui sembra sia sempre più difficile e ostico ogni riferimento al Trascendente. Mi ha colpito come Sara ci ponesse continuamente domande sulle figure dei santi raffigurati negli affreschi. La conoscenza dell’arte (“sacra” in questo caso) può essere una bella introduzione alla conoscenza e alla comprensione dei misteri della nostra fede. A pochi chilometri dai grandi centri commerciali, le moderne cattedrali del consumismo e dell’affollamento, esistono questi luoghi nascosti in cui ci è dato incontrare una diversa e profonda forma di Bellezza. Una Bellezza che attraversa i secoli e che è ancora in grado di parlarci dei valori dell’Assoluto. L’arte è ancora una porta in grado di farci entrare nel mondo della fede per farcelo comprendere in profondità. Pensiamo a quanto è stata simpaticamente utile la presentazione dei santi raffigurati nei dipinti e negli affreschi. Sono proprio quei santi del passato a consegnarci la luce perché possiamo a nostra volta permetterle di illuminare la nostra vita e trasmetterla a chi verrà dopo di noi.
Secondo blocco: Avvento e Natale.
Fra Enzo, francescano che vive una temporanea esperienza di eremita alla chiesetta di San Moro nei pressi di San Mauro di Saline, ci ha permesso di entrare nella seconda riflessione legata all’aspetto più spirituale della nostra esperienza. Viviamo questa uscita da scout e da credenti: l’Avvento è tempo di attesa del Natale. Non nel senso che si attenda con questa festa qualcosa di straordinario o di sconvolgente. Il Natale, l’Incarnazione è già tutto presente in mezzo a noi. Dobbiamo solo fare di tutto per comprenderlo sempre di più e farlo nostro. Il nostro vescovo Domenico ci ricorda nella sua bella lettera che noi siamo “persone aurorali”, persone nate dalla luce della Pasqua di Resurrezione. Ricordiamo la frase riassuntiva e stimolante dell’intervento di fra Enzo: “Se Dio non si incarna è inevitabile che sia l’uomo a farsi dio”. E a questo punto può succedere veramente di tutto. L’uomo collocato al posto di Dio è il capovolgimento di ogni ordine e valore. Il mondo al contrario: tutto può succedere. Ogni strada di disumanità, di crudeltà e di ingiustizia può essere intrapresa. Dittature, guerre, trionfo di ideologie camuffate e veicolate dal sistema di menzogna reso possibile dai mezzi di comunicazione. Tutta la storia, non solo i nostri giorni turbolenti e cattivi, può essere letta a questo punto in questa dialettica contrastante: quale posto riserviamo a Dio e quale posto riserviamo all’Uomo? Una specie di drammatico gioco dell’altalena: se l’uomo va in alto Dio viene messo in basso, e viceversa. Il dramma è che l’uomo non ha nessun titolo per prendere il posto di Dio. Mai! Quando questo succede è lui stesso a pagarne le conseguenze, soprattutto nella persona dei più piccoli e dei più indifesi. La Pasqua del Natale che ancora una volta ci accingiamo a celebrare ci mette di fronte alla realtà di un Dio che si fa’ piccolo, umile, nel presepio odierno, nella cronaca drammatica di questi nostri giorni, per abbracciarci e per permetterci di vivere da riconciliati con Lui, tra di noi e con tutto il creato. Abbiamo tutto l’Anno Santo davanti per riflettere e approfondire questa stupenda realtà. Ancora una volta siamo aiutati dalle persone aurorali che il vangelo ci presenta: Maria, i pastori, i re magi …
L’aurora e il crepuscolo
Una bella immagine per riassumere un’esperienza.
Abbiamo percorso a piedi, nel tardo pomeriggio, il tragitto di una quindicina di minuti dalla chiesa della disciplina alla chiesetta di san Dionigi.
In una fila non tanto ordinata, con le lampade accese in mano.
Popolo di Dio in cammino.
Con le sue stanchezze, con le sue ferite.
Persone aurorali, zoppicanti e faticanti, immerse nel crepuscolo di questo breve pomeriggio di dicembre. Persone aurorali che camminano fianco a fianco nel crepuscolo.
Aurora e crepuscolo: momenti diversi accomunati dalla medesima luce.
Abbiamo camminato, illuminati di tanto in tanto dai bagliori dei fari delle auto.
È tanto insolito e sospetto imbattersi oggi in una fila di persone che percorrono a piedi le nostre strade asfaltate.
Come sospetta è ogni luce che non sia quella artificiale dei fari e dei lampioni.
Abbiamo camminato caricati dalla difficoltà degli anni, mentre un freddo frizzante ci stuzzicava il volto.
E ci siamo sentiti bene.
Ci siamo sentiti in buona compagnia.
Abbiamo sentito il sapore e la bellezza di quello che stavamo facendo.
Al di là di tutto abbiamo sentito che era la cosa più giusta e più bella che potevamo fare oggi.
Ci siamo sentiti bene per il fatto di aver camminato ancora una volta assieme.
Guidati e sostenuti dalla Luce fragile e allo stesso tempo potente.
Stefano Costa
Grazie Stefano. Hai ben interpretato i messaggi che oggi ci sono stati trasmessi sia da Sara che ci ha portato con competenza e sensibilità nella vita delle Chiese che abbiamo visitato. Sia con frate Enzo che con dolcezza e profondità ci ha dato tanti spunti di riflessione e ci ha dato uno sguardo diverso al prossimo Natale. Davvero molto bello ogni momento. Stare insieme è sempre una gioia.
Grazie Stefano per aver espresso così bene il senso di questa esperienza che abbiamo condiviso!
Grazie perché ci regali questo tua capacità di esprimere emozioni e sentimenti che spesso noi fatichiamo a tirar fuori.
Non c’ero per impegni presi precedentemente, però grazie a quanto hai scritto per descrivere momenti e sensazioni dell’incontro e a quanto mi hanno riferito da chi era presente della mia comunità, ho capito la bellezza e la profondità di questo appuntamento. Grazie Stefano
Grazie Stefano per la tua abile e profonda descrizione del momento che abbiamo trascorso assieme.Mi ha fatto molto piacere leggerla.
Grazie Stefano, hai riassunto in modo profondo e brillante la giornata che abbiamo trascorso. Ho letto volentieri il tuo commento
Grazie Stefano, non avevo dubbi che saresti riuscito, non solo a descrivere i fatti, ma a dare ad ogni azione il valore e il senso più profondo. Io sottolineo la necessità e l’opportunità di poter “inciampare” in queste nostre piccole o grandi chiese testimonianza di una fede radicata, diffusa quanto necessaria. In esse troviamo avvolte, solo piccole parti di decorazione, di quello che un tempo le rendeva la Bibbia dei Poveri; chi non sapeva leggere e non era istruito e non conosceva l’ impianto e il progetto teologico di chi lo promuoveva ma, attraverso le immagini, la storia dei vari Santi, poteva capire la Strada da percorrere. Interpretazione genuina e semplice del grande mistero della Fede. Grazie per la bella giornata
“Non stanchiamoci di essere cercatori di luce e testimoni di speranza”: è l’esortazione che sento nel mio cuore in questo avvento. Anche grazie ad esperienze, parole, persone con cui si intreccia il nostro cammino, come è stato nel nostro incontro. Grazie Stefano per aver dato voce ai nostri pensieri.